Sepsi: lavarsi le mani può salvare la vita

28 gennaio 2020
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Lavarsi le mani dovrebbe essere una delle cose più facili, semplici e immediate della nostra igiene personale e quotidiana. Così come lavarsi bene i denti, lavarsi le mani non è solo questione di igiene ma anche di amore verso una parte del nostro corpo così esposta e così delicata, della quale è importante prendersi cura.
Strofinando palmi e dorsi con abbondante sapone per 40-60 secondi si eliminano il 99% dei batteri. Sembra scontato, semplice e a costo quasi zero. Eppure è un gesto troppo spesso sottovalutato e quasi sempre mal fatto nonostante sia uno strumento non solo di igiene quotidiana ma anche di prevenzione del diffondersi di infezioni, soprattutto in ospedale, e dell’antibiotico-resistenza (il fenomeno per cui un germe non risponde all’attività di un farmaco antimicrobico).

Qualche giorno fa, infatti, la rivista Lancet ha pubblicato i dati relativi all’incidenza e alla mortalità per sepsi nel mondo negli ultimi trent’anni, dal 1990 al 2017. Il risultato è allarmante: nel 2017, sono stati registrati in tutto il mondo 48,9 milioni di casi di sepsi e 11 milioni di decessi correlati: il 19,7% di tutti i decessi globali. In altre parole una morte su cinque nel mondo è dovuta a sepsi, con tassi maggiori nei paesi più poveri. Negli Stati Uniti, ad esempio, la sepsi è la causa più comune di decessi in ospedale. Si tratta di una malattia curabile in molti casi, ma l’arma più importante rimane la prevenzione, attraverso l’igiene. Molto banalmente stiamo parlando dell’importanza di lavarsi le mani.

Il nostro unico scopo è prenderci cura di voi. Ci dedichiamo ogni giorno con ascolto, competenza e responsabilità alla vostra salute e al vostro benessere.

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